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L’uomo lupo. Di George Waggner. USA, 1941.

Dopo aver prodotto alcuni film horror di buon successo negli anni ’20, che sono diventati dei veri e propri cult negli anni successivi e lo sono ancora oggi, nei primi anni ’30, la Universal, casa di produzione quasi coetanea del Cinema stesso, produsse: “Dracula” di Tod Browing, “Frankenstein” di James Whale, “La mummia” di Karl Freund e “L’uomo invisibile”, sempre diretto da Whale. Tutti film che sono rimasti scolpiti nella storia del Cinema e che inaugurarono la vera e propria serie di film della Universal sui mostri.

Oggi vi parlerò de “L’uomo lupo”, diretto da George Waggner. Non fu il primissimo horror sui lupi mannari, anche la Universal stessa aveva realizzato nel 1935 “Il segreto del Tibet” (Werewolf of London) di Stuart Walker, ma il film di Waggner è senza ombra di dubbio il più importante film di tutti i tempi con protagonista l’uomo lupo. È un film che ha stabilito uno standard fortissimo per il futuro e, a differenza di Dracula o Frankenstein, non era basato su un romanzo. I fattori che resero questo film eccezionale furono sicuramente tre:

  1. – La solidissima sceneggiatura di Curt Siodmak, ebreo tedesco fuggito dal proprio paese poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, che inserì nella sceneggiatura di questo film degli elementi che diventarono parte stessa del folklore e della leggenda sul lupo mannaro (lascio a voi il piacere di scoprire quali). Inserì anche dei forti riferimenti al nazismo, legandolo metaforicamente alla licantropia, e questa cosa verrà omaggiata anche da John Landis in una delle scene più di impatto del suo “Un lupo mannaro americano a Londra”, altro film fondamentale ed imperdibile. Gli eventi sono organizzati in maniera impeccabile, i rapporti tra i personaggi sono semplici ma ben delineati e i dialoghi sono perfettamente calibrati, rendendo il film estremamente scorrevole ed avvincente. Riusciamo ad immedesimarci totalmente nel protagonista e capiamo quello che sta attraversando, e la storia è strutturata come se fosse una tragedia greca.
  2. L’interpretazione di Lon Chaney Jr. figlio di Lon “L’uomo dai mille volti” Chaney. A differenza degli altri mostri della Universal, il protagonista del film è un uomo comunissimo che si ritroverà a diventare un mostro e dovrà fare i conti con questa sua condizione, con l’amore per una donna appena conosciuta e dovrà lottare contro sé stesso. Protagonista e antagonista allo stesso tempo, Lon Chaney Jr. regala un’interpretazione da gigione irresistibile e spiritosa nella prima parte e struggente e credibilissima nella seconda, grazie anche al suo sguardo estremamente triste e intenso e alla sua imponente fisicità che lo aiuterà a calarsi perfettamente nei panni dell’uomo lupo. L’attore interpreterà il personaggio di Larry Talbot in tutti i successivi seguiti del film e rimarrà legato a doppio filo a questo ruolo che lo lanciò definitivamente come attore permettendogli di diventare un’icona tanto quanto Bela Lugosi, anche lui presente nel cast in un ruolo minore ma perfetto nella parte, o Boris Karloff, dopo un inizio di carriera che stentava a ingranare per via dell’ingombrante presenza del padre, attore importantissimo del Cinema tutto, ma anche per la Universal stessa.
  3. Gli straordinari trucchi di Jack Pierce, figura fondamentale per lo sviluppo del trucco nel Cinema, che ebbe anche molta sfortuna nella sua carriera, nonostante, probabilmente, senza di lui il cinema sarebbe molto diverso oggi. Il lavoro che ha fatto in questo film è veramente straordinario. Il lupo mannaro è credibilissimo e riesce ad inquietare, nonostante il film abbia ormai quasi ottant’anni! Anche la trasformazione è molto bella e le sue varie fasi, messe in scena tramite dissolvenze incrociate e sovrimpressioni, come si faceva a quel tempo e sono ben delineate e dettagliate. Senza il trucco di Pierce il film sarebbe stato comunque un film eccezionale, ma sarebbe mancato un tassello importantissimo che elevò ulteriormente questa pellicola.

Non mi soffermerò a parlare della trama perché è molto semplice e ho già accennato qualcosa precedentemente. Invece, mi preme sottolineare quanto la narrazione sia perfetta. Le inquadrature sono poche ma studiatissime ed artisticamente potrebbero essere dei veri e propri quadri da appendere in casa. Le prospettive sono, spesso, molto particolari e ardite e riescono a dare un’identità molto forte ed inquietante all’atmosfera dell’opera. I movimenti di macchina sono pochissimi, perfettamente pensati e dosati e, insieme al montaggio, sono funzionali alla storia. La fotografia ci fa immergere nella storia con dei campi molto ampi e una luce che va scemando man mano che si va avanti nella visione. Tutte le scene nella foresta sono molto credibili e sono, senza dubbio, le più suggestive.

Anche se può essere considerato un B-movie a tutti gli effetti, per via dell’iter produttivo, per il budget misero e paragonandolo ad altre produzioni dell’epoca, rimane un film d’autore. Detesto questa distinzione, sono contrario al suo utilizzo e non ne faccio mai uso, quindi ci tengo a fare adesso questa precisazione. Per me non ha senso dividere un film di genere, di intrattenimento, da un film “d’autore”, un’etichetta che ritengo inutile e senza alcun valore. Approfondirò la questione in futuro perché, per me, il Cinema è Cinema e basta; i mezzi e il denaro non sono sempre fondamentali (soprattutto in un film horror). Se dietro ad un film ci sono delle idee che vengono messe in scena nonostante la mancanza di essi e nella storia ci sono un percorso ed una coerenza narrativa e anche uno studio e una ricerca ben visibili, vuol dire che dietro c’è un autore. Ne riparleremo.

Tornando a noi, qui Waggner realizza un film eccellente sotto ogni punto di vista e sicuramente uno dei suoi film migliori. In conclusione, vi consiglio di vederlo? Assolutamente si! Non solo agli appassionati di film horror o, nello specifico, sui lupi mannari. Per quanto mi riguarda, L’uomo lupo è un film imperdibile e bellissimo. Nonostante le sue “imperfezioni” è un film che dovrebbe essere visto e rivisto. Un film che vi intratterrà, vi lascerà tanto e vi farà capire cos’era il cinema horror a quel tempo, mostrandovi uno spaccato molto interessante e di assoluto valore. Spero di aver instillato la voglia di recuperarlo a coloro i quali non lo avessero ancora visto e spero di aver aggiunto qualcosa in più alla visione di coloro i quali ne fossero già innamorati. Vi lascio con i versi della poesia (proponendovela in lingua originale) che sarà ripetuta in tre momenti diversi del film e che diverrà metafora dell’intero film e di ciò che dovrà affrontare il nostro protagonista. Buona visione a tutti quanti.

“Even a man who is pure in heart and says his prayers by night, may become a wolf when the wolfbane blooms and the autumn moon is bright”.

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